Riformare l'orientamento al mondo lavorativo e scolastico, stimolando quel benessere psicofisico che riesce a migliorare la performance di ciascun lavoratore. Ecco la chimica delle emozioni.
Il benessere al lavoro come realtà sempre più solida è marcata anche in Italia. Numerosissime aziende hanno già investito budget interessanti, con tanto di corsi - dai temi come "Positive Business" o "Happiness Management" - che spiegano come ottenere tale finalità. Anche un libro, La scienza delle organizzazioni positive. Tentare insomma il più possibile di far fiorire le persone ottenendo risultati che superano le aspettative.
Il nostro cervello, secondo gli autori Gennari e Di Ciaccio nel libro, è cablato per rispondere agli stimoli esterni attraverso peculiari modalità: quando proviamo paura o più semplicemente stress. Pensare che ormoni come cortisolo e adrenalina, possono addirittura avere effetti negativi sulla nostra salute. Diverse ricerche hanno evidenziato per la stragrande maggioranza degli incidenti sul luogo di lavoro come causa principale lo stress quale oggetto poi dell'80% delle visite mediche.
Pertanto ne consegue negativamente sulla salute ed inficiando su quella che è praticamente la nostra redditività nell'ambiente di lavoro, e con essa i profitti dell'azienda: un circolo vizioso ben descritto dall'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro. Ogni anno circa in Europa 136 miliardi di euro vanno persi a causa del calo della produttività, che comprende anche l'assenteismo del lavoratore per malattia.
Al contrario dunque se al lavoro o a scuola si collaudasse quella chimica fatta di sensazioni piacevoli, come soddisfazione e gratitudine, produrremmo allora quelli ormoni utili alla sfera della calma e del benessere psicofisico, che ci permetterebbero di lavorare al meglio. Discutere dunque di un cambiamento culturale che può sembrare radicale, ma non impossibile è ben fattibile.
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